Mercoledì 5 giugno sarà la giornata mondiale per l’ambiente. Stiamo facendo abbastanza? Certamente no, ma la supply chain sostenibile può ridurre l’impatto ambientale e migliorare la conformità normativa, abbattendo i costi e promuovendo le relazioni con gli stakeholder. Nella pratica resta essenziale ottimizzare la logistica e adottare il passaporto digitale dei prodotti.

Le azioni da compiere

Il primo passo da compiere dovrebbe essere quello, forse banale ma non scontato, di identificare i problemi di sostenibilità all’interno della catena di approvvigionamento. Questo step permette di comprendere come poter adottare una supply chain sempre più circolare, andando a intervenire sui consumi e sulle pratiche aziendali fino a coinvolgere i fornitori. Una parola chiave che deve muovere le azioni è responsabilità. Può essere sociale, ambientale, finanziaria e in generale di governance ma è necessario che sia diffusa. Rispetto invece ad alcune pratiche più concrete si parla spesso di ottimizzare il processo di reverse logistic, che potrebbe portare a una migliore circolarità. Ma anche attuare il controllo qualità dei prodotti, pianificare in modo più efficace e, per quanto riguarda l’approccio end-to-end fino al consumatore è utile prevedere un passaporto digitale dei prodotti.

Queste sono solo alcune buone pratiche e azioni da intraprendere, nella consapevolezza che costruire una supply chain sostenibile non è solo una scelta etica ma anche una strategia per garantire il successo a lungo termine della propria azienda. Oltre a ridurre l’impatto ambientale, una supply chain sostenibile permette di conformarsi alle normative, ridurre i costi a lungo termine, migliorare le relazioni con gli stakeholder e anche la reputazione dell’azienda. Una pratica su cui la funzione procurement può fare molto, seppure non in solitaria.

L’importanza del procurement sostenibile

L’approvvigionamento sostenibile è infatti sempre più una responsabilità dell’intera organizzazione e non solo del reparto acquisti. Questo perché tale strategia inizia con una gestione sostenibile dell’intera impresa: il manager stabilisce l’ambizione e gli obiettivi e i professionisti degli Acquisti devono impegnarsi a raggiungere questi obiettivi coordinandosi con diverse funzioni a seconda delle loro conoscenze specialistiche.

Questa pratica coinvolge importanti stakeholder interni necessari per un approvvigionamento di successo. Tra questi, la funzione procurement è incaricata di facilitare chi gestisce il budget a comprendere le esigenze di approvvigionamento sostenibile, consigliando come creare (un maggiore) impatto sulla sostenibilità. Considerato il suo ruolo, la funzione Acquisti stimola un’azione reale sull’approvvigionamento sostenibile e fornisce al management informazioni di monitoraggio indispensabili ma necessita di ascolto e di supporto.

Le responsabilità della leadership e la collaborazione

Con l’aumento delle temperature e l’aumento dell’intensità e della frequenza dei fenomeni meteorologici estremi, il cambiamento climatico è ormai una minaccia esistenziale per la biodiversità. La lotta alla crisi climatica richiede un approccio multiforme e la collaborazione può abbattere le barriere della sostenibilità e guidare il cambiamento sistemico, accelerando il progresso e distribuendo l’onere dell’innovazione in modo maggiormente democratico attraverso le partnership. Il rapporto di Baker McKenzie, The Race to Net-Zero, ha mostrato che il 73% dei leader aziendali è disposto a collaborare con i concorrenti per la transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette. Persino secondo il World economic forum (Wef) la concorrenza e la competizione non sono più gli unici due dogmi e l’approccio culturale delle imprese sta cambiando.

Ma la cultura deve essere sostenuta ancora una volta da azioni concrete. I responsabili del personale di tutta l’azienda devono avere gli strumenti e le conoscenze di cui hanno bisogno per reclutare persone sensibili alla sostenibilità e propense ad avere un approccio collaborativo. Inoltre, in aggiunta a rivedere le leggi sulla concorrenza, per evitare di ostacolare la collaborazione verso le zero emissioni nette, il Wef suggerisce che le agenzie governative dovrebbero guardare al potere della regolamentazione e degli incentivi per promuovere una collaborazione radicale. D’altra parte, le aziende devono considerare la collaborazione come un’opportunità, piuttosto che come un rischio, e adottare misure drastiche per massimizzare i benefici.