L’interruzione di molte catene di approvvigionamento ha mostrato la vulnerabilità delle reti globali, soprattutto quelle ad alta intensità di risorse, a causa degli effetti simultanei di pandemia e crisi geopolitiche. Strategie di reshoring e nearshoring sono le possibili risposte delle aziende manifatturiere alle interruzioni per adattarsi a eventi imprevisti e ridurre il rischio di approvvigionamento, per avere inoltre un impatto positivo sull’ambiente.

La ricerca di Gartner

Un rapporto di Gartner suggerisce che le piccole e medie imprese si stanno spostando verso fornitori vicini di fronte ai continui problemi economici e operativi. Secondo il rapporto, per cui sono stati intervistati 300 professionisti delle Pmi attive nella supply chain degli Stati Uniti, il nearshoring sta avvenendo molto rapidamente: l’88% dei professionisti della supply chain di piccole e medie dimensioni ha in programma di trasferire almeno alcuni dei propri fornitori a paesi più vicini agli Stati Uniti. Il 65% dei professionisti afferma che l’inflazione economica è una delle principali preoccupazioni nel 2023. Seguono la mancanza di scorte (43%) e la recessione economica (42%).

Il 90% dichiara di voler aumentare o mantenere i propri investimenti nelle tecnologie emergenti. Il 67% afferma che le proprie tecniche di previsione hanno avuto successo negli ultimi 6 mesi, portando solo il 14% a segnalare l’inventario in eccesso come una delle principali preoccupazioni per il 2023. Il 64% delle Pmi ha aderito o prevede di aderire a un’organizzazione di acquisto di gruppo (Gpo) per aiutare a gestire i costi e le sfide dell’approvvigionamento. Il passaggio verso l’approvvigionamento collaborativo è infatti un altro trend interessante e un cambiamento sostanziale di strategia rispetto al passato, che rileva però come la preoccupazione per la sicurezza degli approvvigionamenti sia maggiore rispetto alla volontà di avere vantaggi competitivi.

Segnali di reshoring in Italia

Anche nel panorama italiano ci sono segnali che lasciano presagire una tendenza verso il reshoring e nearshoring. A conferma di ciò, nell’ultima Legge di bilancio è stato istituito il Centro italiano per il design dei circuiti integrati che mira a prevenire crisi come quella dei semiconduttori vissuta nel biennio 2021/2022. La fondazione nasce al fine di promuovere la progettazione e lo sviluppo di circuiti integrati, rafforzare il sistema della formazione professionale nel campo della microelettronica e assicurare la costituzione di una rete di università, centri di ricerca e imprese che favorisca l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel settore. Seppure rappresenti una prospettiva di medio-lungo termine, avrà l’obiettivo di giungere a una parziale autosufficienza nella produzione di componenti fondamentali.

La vigilanza sulla fondazione è attribuita al Ministero delle imprese e del made in Italy, ma si prevede il contributo di soggetti privati e altri enti pubblici. Con questa iniziativa l’Italia prova a rafforzare la propria posizione nel mondo dei semiconduttori, in linea con lo European Chips Act che mira a raddoppiare l’attuale quota dell’UE nel campo della produzione di semiconduttori entro il 2030 (dal 10% al 20%).

Dal punto di vista delle imprese italiane una tendenza verso il reshoring si è già registrata nel 2022. Uno studio del gruppo di ricerca R4volt guidato dal professore del Politecnico di Milano Stefano Elia ha mostrato come il 30% delle aziende che ha delocalizzato ha di recente cambiato strategia. Il backshoring della produzione – ovvero il rientro in Italia – è l’opzione scelta dal 16,5% delle imprese che avevano in passato optato per l’offshoring.