Nel 2024, 800 comuni italiani hanno partecipato al sondaggio sul Green public procurement, con il nord Italia che ha contribuito maggiormente. Le città capoluogo mostrano performance superiori rispetto ai comuni più piccoli, ma la principale difficoltà sembra essere la mancanza di formazione.

Il rapporto di Legambiente e Fondazione Ecosistemi

Quest’anno 800 amministrazioni comunali hanno risposto al questionario sul Green Public Procurement nel 2024 relativo ai bandi emessi nel 2023. Come sottolinea l’indagine, il maggior contributo è arrivato dai comuni del nord con il 69% delle amministrazioni che hanno collaborato al monitoraggio civico, seguiti dai comuni del sud, con il 17%, ed il 14% di comuni delle regioni del centro Italia.

L’indice medio di performance del totale dei Comuni è del 53%, con differenze significative tra i capoluoghi ed il resto dei comuni italiani. “[N]onostante tra i Comuni non capoluogo ci siano delle eccellenze, la media è del 52% dell’indice di performance GPP; il campione dei Capoluoghi del 2024, invece, raggiunge una media del nostro indice di molto superiore, pari al 77%”, sottolinea la ricerca. Città grandi, più strutturate e organizzate a livello amministrativo, riescono ad applicare quindi in modo più accurato le politiche proprie del procurement verde e a rispettare i Criteri ambientali minimi (CAM) nelle gare d’appalto rispetto a comuni più piccoli.

Il nodo formazione

Un dato che emerge con forza è quello relativo alla maggiore difficoltà emersa nell’applicazione dei CAM, dovuta alla “mancanza di formazione” nel 70% delle risposte per i Comuni e nel 53% per quelle dei Capoluoghi. Nonostante questo dato, la voce “conoscenza del Green Public Procurement” è ormai consolidata, con il GPP nell’amministrazione pubblica considerato necessario con una media complessiva del 86%, 96% per i Capoluoghi e 82% per i Comuni.

L’attività maggiormente svolta da parte delle amministrazioni comunali per adeguarsi al Green public procurement è stato il modificare il modo in cui sono comunicate le richieste alle imprese e tra i principali benefici che le stazioni appaltanti hanno riscontrato nell’attuazione di politiche green è emerso maggiormente l’aspetto legato ad un positivo impatto territoriale dal punto di vista ambientale e sociale. Il 60,5% degli intervistati promuove l’adozione di gare plastic free; ma solo il 43% intende investire in formazione in questo ambito. Elementi su cui bisogna intensificare le attività, così come è necessario farlo per il monitoraggio degli acquisti verdi (importante in media per l’11,5%), per promuovere aspetti fondamentali all’interno della pubblica amministrazione.

Il ruolo del procurement nella decarbonizzazione

L’obiettivo ribadito anche nel Nuovo codice appalti è quello di diminuire l’impatto ambientale ed esercitare un “effetto traino” sul mercato dei prodotti green.  Con le tensioni geopolitiche, il peggioramento della crisi climatica non solo rappresenta una minaccia esistenziale per l’umanità, ma si sta rivelando sempre più dirompente per le instabilità delle catene di approvvigionamento globali. Gli eventi meteorologici estremi stanno aumentando di frequenza, l’insicurezza alimentare aumenta e le pressioni economiche minacciano di destabilizzare le economie globali.

In risposta al peggioramento del clima, gli organismi di regolamentazione hanno introdotto misure sempre più rigorose per garantire un comportamento sostenibile e oggi il successo aziendale dipende sempre più dal raggiungimento di una decarbonizzazione significativa. “Le aziende stanno ora mettendo la sostenibilità e la decarbonizzazione al centro della loro strategia”, osserva un nuovo report di Capgemini.

La mancanza di visibilità sul processo di approvvigionamento e sull’ecosistema dei fornitori è un fattore estremamente comune, ma che dovrebbe essere cambiato. Secondo il Capgemini Research Institute, solo il 23% delle organizzazioni sa quali fornitori rappresentano la maggior parte delle proprie emissioni Scope 3. Di conseguenza, al fine di risolvere questo problema e promuovere una decarbonizzazione diffusa ed efficace in tutta la catena di approvvigionamento, pubblica e privata, l’implementazione di pratiche di approvvigionamento sostenibili è fondamentale. L’approvvigionamento sostenibile deve quindi adottare con sempre maggior vigore un approccio olistico che riguardi gli aspetti ambientali, sociali e di governance (Esg) investendo in formazione e buone pratiche lungo tutta la filiera.