La scorsa settimana nella rassegna stampa abbiamo evidenziato come l’Italia si collochi al 24esimo posto nell’indice dell’innovazione globale 2024 elaborato da Ambrosetti, trovandosi in ritardo rispetto a Regno Unito, Svizzera, Germania e Francia. Ma se guardiamo alla robotica i risultati sono migliori, come sottolinea la Banca d’Italia.

L’automazione in Italia

Secondo i dati riportati nel capitolo dedicato alle imprese della relazione annuale della Banca d’Italia nel 2023 il valore aggiunto dell’economia italiana ha registrato un incremento dell’1,1%, in calo rispetto a quello dell’anno precedente. La relazione sottolinea l’automazione del paese che sembra crescere e registrare un trend positivo. “Escludendo il settore automobilistico, l’industria manifatturiera italiana è la più automatizzata e la sua evoluzione nel tempo risulta simile a quella tedesca”, scrive Banca d’Italia.

Tra i dati più interessanti c’è che l’automazione non fa emergere in Italia alcuna correlazione con l’occupazione, mentre fa riscontrare una relazione positiva con la produttività. Ciò vuol dire che automatizzare i processi non comporta necessariamente una riduzione di lavoratori, probabilmente anche per la necessità di nuove competenze che sappiano gestire le tecnologie.

La riallocazione delle risorse

L’Italia è storicamente un paese dominato dalle micro e piccole imprese ma il report della Banca d’Italia evidenzia però un progressivo processo di riallocazione delle risorse verso le imprese più grandi, fenomeno già in atto prima della crisi pandemica e comune anche ad altri paesi europei. “Si è assistito a una marcata riduzione del peso delle microimprese (quelle con meno di 10 addetti), la cui produttività è circa tre volte inferiore a quella delle grandi imprese nella manifattura e due volte nel commercio”, sottolinea l’Istituto.

“Nel comparto manifatturiero, la quota di lavoro impiegata dalle microimprese è scesa di circa 5 punti percentuali a vantaggio delle aziende con almeno 250 addetti; nel commercio, è diminuita di 10 punti a favore di quelle con almeno 20 addetti”. Inoltre, tra il 2019 e il 2022, la quota di lavoratori occupati nelle imprese con almeno 250 addetti nel settore privato non agricolo e non finanziario è aumentata di 0,6 punti percentuali, raggiungendo il 24,5%. Questo incremento si è concentrato nei servizi di supporto alle imprese e in quelli di informazione e comunicazione. Una riallocazione che deriva in parte dall’uscita dal mercato delle microimprese meno produttive.

Trasferimento tecnologico e automazione nella supply chain

Se le microimprese diminuiscono e aumenta il peso di quelle più grandi, Banca d’Italia sottolinea come la transizione digitale delle imprese possa essere sostenuta anche dalla presenza di un’efficace rete di centri per il trasferimento tecnologico per diffondere informazioni sulle potenzialità degli investimenti in tecnologie digitali avanzate e di fornire assistenza alle imprese anche più piccole nell’individuazione delle aree di intervento. “Nell’ambito del piano nazionale Industria 4.0 varato nel 2017 sono state istituite oltre 400 strutture di questo tipo, distribuite su tutto il territorio e differenziate per governance, servizi offerti e platea di aziende di riferimento”, aggiunge la relazione, per un livello di maturità che è aumentato rispetto al periodo precedente la pandemia.

Se la gestione tradizionale della supply chain non appare più in grado di tenere il passo con l’aumento dei livelli di domanda, anche per la necessità di digitalizzazione di fornitori e subfornitori, la chiave per ottenere un vantaggio competitivo risiede quindi nell’adozione di tecnologie di automazione. L’automazione della supply chain è diventata obbligatoria per limitare i costi nel medio e lungo periodo e aiutare l’azienda a essere più competitiva. In un contesto che cambia continuamente secondo principi geopolitici mutevoli e imperativi di sostenibilità, tutti i processi all’interno della catena di approvvigionamento devono essere semplificati per la massima efficienza e fortunatamente nel settore della robotica e dell’automazione l’Italia non si trova ad essere fanalino di coda.