Nel primo trimestre del 2024, il commercio globale ha continuato a crescere grazie alle dinamiche positive degli Stati Uniti e dei paesi in via di sviluppo, con una forte performance delle esportazioni asiatiche. Ma i professionisti del procurement affrontano continuamente sfide inflazionistiche e di gestione dei costi, per cui necessitano di maggiore collaborazione e conoscenza approfondita delle categorie di costo.

Gli ultimi dati del commercio globale

Nel primo trimestre del 2024 il commercio mondiale ha continuato il suo modesto e graduale aumento iniziato nella seconda metà del 2023, secondo gli ultimi dati del Global Trade Update di UNCTAD. “La tendenza al rialzo del 1° trimestre 2024 è stata alimentata da dinamiche commerciali positive per gli Stati Uniti e i paesi in via di sviluppo, in particolare dalla forte performance delle esportazioni delle maggiori economie asiatiche”, si legge nel rapporto. Sia le merci che i servizi hanno mostrato una crescita positiva del commercio globale trimestre su trimestre, con aspettative di ulteriori aumenti nel 2° trimestre 2024.

Il ritorno alla crescita del commercio mondiale di beni nel 2024, la moderazione dell’inflazione globale e il miglioramento delle previsioni di crescita economica suggeriscono un’inversione delle tendenze macroeconomiche al ribasso che hanno caratterizzato gran parte del 2023. Inoltre, l’aumento della domanda di prodotti legati alla transizione energetica e all’intelligenza artificiale dovrebbe contribuire alla crescita del commercio fino al 2024. Tuttavia, le prospettive rimangono soggette a rischi al ribasso. Le persistenti tensioni geopolitiche, l’aumento dei costi di spedizione e le politiche industriali emergenti potrebbero avere un impatto significativo sul commercio globale.

Geopolitica e supply chain

Come sappiamo, la continua minaccia di attacchi navali nel Mar Rosso ha spinto molte compagnie di navigazione a perseguire altre rotte. Le catene di approvvigionamento sono percepite come sistemi robusti e affidabili su cui l’economia globale ha fatto affidamento per decenni, ma i conflitti geopolitici in corso minacciano la bilancia commerciale. Le turbolenze nel Mar Rosso hanno provocato onde d’urto nelle industrie del trasporto marittimo; la guerra della Russia contro l’Ucraina ha inflitto gravi interruzioni, in particolare attraverso il dirottamento dei voli commerciali passeggeri e cargo, accelerando la tendenza verso il nearshoring.

Le risposte efficaci devono essere collaborative e trascendere i silos tradizionali per un futuro sostenibile e armonioso, comprendendo l’interconnessione delle sfide globali. La necessità di migliorare sia la resilienza che la sostenibilità all’interno delle supply chain presenta un’opportunità impellente che richiede il coinvolgimento dei governi e la cooperazione internazionale, perché le sole forze di mercato non sono più sufficienti. “Le politiche a breve termine come la gestione dei prezzi e il re-routing affrontano gli impatti immediati, ma lasciano lacune nell’affrontare la sostenibilità e la resilienza della supply chain”, sottolinea un articolo del World Economic Forum. Le rivalità e i conflitti geopolitici sono diventati inavvertitamente motori del degrado ambientale, poiché le nazioni danno priorità ai propri interessi strategici rispetto agli sforzi collettivi per combattere il cambiamento climatico.

Il futuro del procurement

I professionisti del procurement affrontano un ambiente geopolitico incerto, caratterizzato dal disaccoppiamento tra Stati Uniti e Cina, dalla deglobalizzazione delle catene di approvvigionamento e dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, che minacciano le fonti di approvvigionamento tradizionali. Secondo il Global Procurement Survey 2023 di KPMG, il 77% degli intervistati considera il rischio di interruzione delle forniture una sfida critica. Queste pressioni mettono alla prova la resilienza delle catene di approvvigionamento e costringono le aziende a ripensare le loro strategie per mitigare i rischi di carenze e aumenti dei prezzi.

La strategia “China Plus One”, che diversifica la produzione in paesi oltre alla Cina, sta guadagnando terreno con destinazioni come India, Thailandia, Vietnam, Messico e Polonia. Eventuali conflitti nell’Asia-Pacifico e le sanzioni potrebbero accelerare questa tendenza. Le principali sfide sono le pressioni inflazionistiche e l’aumento dei prezzi delle materie prime (83%), mentre il risparmio sui costi è la priorità (91%). L’inflazione aumenta il carico di lavoro e la necessità di una gestione più efficace dei costi e i professionisti del procurement si trovano a dover approfondire la conoscenza delle categorie di costo e collaborare strettamente con altre funzioni e fornitori, migliorando continuamente la gestione del budget e dei contratti.