ll 2025 si preannuncia come un anno cruciale per l’industria della moda, caratterizzato da sfide globali complesse e un’incertezza crescente. Le catene di approvvigionamento affrontano una serie di difficoltà che spaziano dalla gestione dei costi delle materie prime, alla trasparenza delle condizioni di lavoro, fino alle nuove normative sui diritti umani. Le difficoltà nella gestione delle forniture e la necessità di adattarsi rapidamente alle evoluzioni del mercato richiedono una nuova mentalità imprenditoriale. Secondo il BoF-McKinsey State of Fashion Executive Survey condotto tra agosto e ottobre 2024, il 39% dei dirigenti del settore prevede un ulteriore peggioramento delle condizioni del mercato, con il 41% che si aspetta una stagnazione. Tuttavia, per i brand in grado di muoversi velocemente e adattarsi ai cambiamenti, l’anno potrebbe portare opportunità preziose.

L’incertezza delle catene di approvvigionamento

Nel 2025, le catene di approvvigionamento nel settore della moda sono chiamate a fronteggiare una serie di sfide che vanno ben oltre le difficoltà quotidiane di gestione delle scorte e della logistica. Le questioni legate alla politica commerciale, in particolare le tariffe internazionali, si rivelano una delle preoccupazioni principali per il futuro immediato. L’inasprimento dei dazi imposto dagli Stati Uniti, in particolare verso la Cina, rischia di aumentare i costi di approvvigionamento e incidere negativamente sulla competitività dei brand globali. Già in corso a fine 2024, l’imposizione di nuove tariffe sui beni provenienti dalla Cina, che vanno dal 10% al 20% per tutti i beni e dal 60% al 100% per alcuni prodotti, obbliga le aziende a ripensare le loro strategie di sourcing. Alcuni brand stanno già adottando misure preventive: aziende come Steve Madden e Academy Sports and Outdoors hanno ridotto la loro dipendenza dalla Cina, spostando parte della produzione in paesi come il Vietnam e l’India, per evitare l’effetto diretto delle tariffe.

La sfida della trasparenza e del lavoro forzato

Nel frattempo, le problematiche legate al lavoro forzato e alle condizioni di lavoro non etiche rimangono al centro del dibattito. Nonostante i tentativi da parte di marchi come Skechers e Shein di rispondere alle accuse, l’industria della moda non riesce ancora a risolvere completamente la questione della trasparenza nelle proprie catene di fornitura. Il 2024 ha visto l’intensificarsi delle indagini sul lavoro forzato, con aziende come Dior e Armani coinvolte in scandali legati alle condizioni di lavoro nelle fabbriche.

Quest’anno l’industria della moda dovrà affrontare una crescente pressione da parte dei consumatori e delle autorità per garantire che le proprie filiere siano libere da lavoro forzato. La Uyghur Forced Labor Prevention Act continuerà a fare sentire il suo impatto, imponendo una maggiore trasparenza e responsabilità alle imprese. Per far fronte a questa crescente esigenza, le aziende dovranno adottare tecnologie avanzate per tracciare l’origine dei materiali e i processi produttivi, rispondendo alle aspettative di maggiore eticità da parte dei consumatori.

Accelerazione verso il design circolare e la sostenibilità

Secondo Fashion for Good, il 2025 vedrà un’accelerazione nell’adozione di design circolari, con un focus particolare sulle calzature, un settore tradizionalmente ostico al riciclo. Le innovazioni nei materiali e nelle tecniche di produzione sostenibili stanno aprendo la strada a una calzatura circolare scalabile, un passo importante verso la riduzione dell’impatto ambientale dell’industria della moda. Le nuove soluzioni stanno permettendo alle aziende di progettare scarpe che possono essere facilmente disassemblate e riciclate, riducendo al minimo i rifiuti e aumentando la durata del ciclo di vita del prodotto.

Parallelamente, l’industria sta affrontando la sfida di ridurre i rifiuti tessili. La crescente adozione di tecnologie avanzate per il recupero dei materiali, unite all’uso dell’intelligenza artificiale per la selezione e l’ottimizzazione dei tessuti, sta contribuendo a minimizzare gli scarti nella produzione. L’intelligenza artificiale sta anche permettendo una gestione più efficiente dei materiali durante la fase di progettazione, riducendo gli sprechi e promuovendo una produzione più responsabile. Questo approccio non solo supporta la sostenibilità, ma permette anche alle aziende di rispondere meglio alla crescente domanda di trasparenza e responsabilità ambientale da parte dei consumatori.

Resilienza delle catene di fornitura e l’importanza del nearshoring

In risposta alla crescente incertezza geopolitica e alle turbolenze economiche, le strategie di nearshoring stanno guadagnando terreno. Le aziende stanno diversificando sempre più i loro mercati di approvvigionamento per non dipendere da un solo paese. Paesi come l’India e il Vietnam stanno emergendo come hub strategici per la produzione, grazie alla loro competitività in termini di costo del lavoro, incentivi governativi e infrastrutture in crescita. Questi paesi stanno cercando di attrarre investimenti stranieri e potrebbero diventare ancora più cruciali per il settore della moda, soprattutto per quanto riguarda la produzione sostenibile e la riduzione dei tempi di trasporto, uno degli aspetti chiave per abbattere i costi legati alla logistica.

Tuttavia, il passaggio a nuovi centri di produzione non è privo di sfide. Paesi emergenti come l’India e il Vietnam potrebbero riscontrare problemi legati a pratiche di lavoro inadeguate o a infrastrutture logistiche poco sviluppate, che potrebbero influire sulla capacità di soddisfare la domanda in tempi rapidi e con alti standard qualitativi. Le aziende dovranno quindi adottare una strategia integrata, che prevede partnership a lungo termine con i fornitori locali, una gestione attenta delle risorse umane e l’uso di tecnologie avanzate per ottimizzare la produzione e migliorare la visibilità lungo tutta la catena di fornitura.

Recuperare la fiducia dei consumatori

Infine, nel 2025, le aziende di moda dovranno concentrarsi su come recuperare la fiducia dei consumatori, che è stata minata da scandali relativi alle condizioni di lavoro e alla sostenibilità. La trasparenza sarà la parola chiave, con le aziende che dovranno fare un passo avanti nella gestione e nel controllo delle proprie filiere produttive, fornendo informazioni chiare e dettagliate sui processi e sugli impatti ambientali. La tecnologia continuerà a svolgere un ruolo fondamentale, con l’uso di piattaforme digitali per tracciare ogni fase della produzione, dal sourcing dei materiali alla distribuzione dei prodotti finali.

Per i brand di lusso, la personalizzazione dell’esperienza e la comunicazione diretta con i consumatori saranno essenziali. Non si tratterà solo di offrire prodotti di alta qualità, ma di creare un legame emotivo con il cliente, dimostrando l’impegno verso pratiche sostenibili e responsabili. Le aziende che riusciranno a coniugare l’autenticità del marchio con l’adozione di pratiche etiche e innovative saranno quelle che otterranno il maggiore successo in un mercato sempre più attento e informato.