Al vertice del G7 del 2024 conclusosi la scorsa settimana, tra importanti riunioni, i leader hanno affermato il loro impegno ad accelerare gli investimenti infrastrutturali sostenibili attraverso il Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali (Pgi), l’iniziativa di punta per le infrastrutture e gli investimenti, che intende mobilitare 600 miliardi di dollari nelle economie emergenti. I leader hanno ribadito il loro impegno a sbloccare il capitale pubblico e privato per i progetti, riducendo i rischi e guidando gli investimenti a più livelli.

G7: l’importanza delle infrastrutture e del settore logistico

Al G7 i leader hanno discusso di come l’iniziativa Pgi colleghi e dia energia ai “paesi che la pensano allo stesso modo, al settore privato, alle banche multilaterali di sviluppo e alle istituzioni finanziarie per lo sviluppo per guidare investimenti sostenibili e trasparenti in infrastrutture di qualità”. Il G7 si è impegnato a “sostenere i progetti faro per lo sviluppo di corridoi economici trasformativi per infrastrutture e investimenti di qualità, come l’approfondimento del coordinamento e dei finanziamenti per il Corridoio di Lobito, il Corridoio di Luzon, il Corridoio di Mezzo e il Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), anche sulla base del Global Gateway dell’Ue e di altre iniziative pertinenti”. Un elemento che sottolinea quanto sia sempre più forte l’esigenza infrastrutturale e logistica anche in ottica di de-risking.

Il mercato del trasporto merci e della logistica in generale è un asset competitivo su cui far leva per far crescere un’economia e questo è vero anche per il Pil dell’Italia, che nel Logistic performance index elaborato dalla Banca mondiale si piazza ancora al 19° posto nel mondo. “Occorre uscire dall’ottica in cui logistica e trasporti sono considerati solo come un costo e non, come sarebbe corretto pensare, come un asset competitivo su cui far leva” si legge in un documento di Confindustria citato da Economy. Ed in questo senso è utile sottolineare quando questo settore, anche sul piano nazionale, sia fondamentale per irrobustire le catene di approvvigionamento (fisiche, con ferrovie, strade, e porti ma anche digitali) che dovranno poi collegarsi con i diversi “corridoi” esteri.

Il confronto e il rischio geopolitico

Al centro del discorso del G7 – il cui peso politico ed economico si va via via indebolendo – e degli sviluppi economici troviamo da un lato la sostenibilità (che ormai sappiamo andare di pari passo con l’innovazione) e dall’altro la geopolitica e i rischi derivanti dai paesi critici o revisionisti rispetto all’ordine internazionale liberale. Entrambi sono temi sempre più urgenti (nonostante il primo non sia spesso affrontato in modo adeguato).

Il rischio geopolitico soprattutto sembra preoccupare industrie e Stati. I dibattiti sull’aumento dei dazi e sui loro effetti inflazionistici sull’economia stanno iniziando a scaldarsi e molti sono preoccupati per il futuro del sistema di regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, progettato per mantenere basse le tariffe. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha dichiarato recentemente che il mondo rischia un nuovo “divario geopolitico” e ha esortato i governi a rispettare le regole del commercio internazionale.

Commercio globale e procurement

Dall’inizio di maggio si sono impennata le tariffe di trasporto spot, i ritardi cronici nei porti e l’aumento dei volumi di traffico. Nonostante sia parzialmente uscita dalle notizie di prima pagina questa situazione, sottolineata da Drewry, rimane da attenzionare. Nel mondo multipolare il confronto tra Occidente-Oriente e Nord-Sud sembra accendersi senza però alleanza marcate e interessi contrapposti che determinano una generale incertezza. Basti pensare all’aspetto curioso di vedere la cinese Byd tra i principali sponsor degli Europei di calcio 2024, mentre si parla di dazi all’accesso al mercato UE delle auto elettriche cinesi.

La Cina è attualmente rimane il principale partner commerciale dell’Unione Europea e secondo alcuni osservatori di dazi rischierebbero di rallentare l’adozione di tecnologie fondamentali per la transizione energetica e di impedire il termine della vendita di auto con motori a combustione oltre la soglia del 2035 decisa dall’UE. In un contesto come quello delineato va da sé che il procurement si trova a svolgere un ruolo vitale nell’ambito di investimenti infrastrutturali sostenibili, cruciali per la crescita economica globale ma anche per gli interessi strategici e geopolitici. La capacità di gestire rischi e capitali può determinare il successo dei progetti, anche in contesti geopolitici complessi, a patto di avere una capacità strategica e di saper navigare sfide e opportunità, contribuendo a costruire economie resilienti e interconnesse.