La Germania potrebbe sospendere per due anni la legge nazionale sulla due diligence nella supply chain per ridurre i costi burocratici, in attesa della direttiva europea sulla sostenibilità aziendale del 2026. Questa decisione si inserisce nel contesto di “reindustrializzazione” per ridurre i rischi geopolitici e migliorare la competitività. Ma è necessario valutare adeguatamente la strategia avvalendosi di nuove leadership.

Stop alla direttiva sulla supply chain

Il governo tedesco sta valutando la possibilità di sospendere per due anni la legge nazionale sulla due diligence della catena di fornitura per alleggerire il carico burocratico sulle aziende fino all’entrata in vigore di una direttiva europea, ha detto il 7 giugno il ministro dell’Economia Robert Habeck. La legge tedesca che impone alle aziende con più di 1.000 dipendenti di implementare procedure di due diligence per monitorare i diritti umani e gli standard di protezione ambientale dei fornitori entrata in vigore nel gennaio 2023 potrebbe quindi subire uno stop.

Il motivo sarebbe dovuto ai malumori delle imprese tedesche per una legge che, a detta loro, causa costi e oneri burocratici inaccettabili, danneggiando la competitività. Ma la scelta è in parte anche strategica e prende in considerazione il contesto europeo, perché con l’entrata in vigore della Direttiva europea sulla due diligence relativa alla sostenibilità aziendale (la Csddd) approvata dal Parlamento europeo nell’aprile 2024, che dovrebbe entrare in vigore nel 2026, la Germania dovrà riformulare la propria legge sulla catena di fornitura.

Il contesto europeo e la reindustrializzazione

L’intensificarsi delle tensioni internazionali ha portato a misure restrittive degli scambi commerciali nell’ambito di una tendenza che Capgemini ha definito “reindustrializzazione”, ovvero “la riconfigurazione delle catene di approvvigionamento e della capacità produttiva globale, compreso il reshoring e nearshoring della produzione. Lo sforzo potrebbe comportare la costruzione di nuove fabbriche, nonché l’aggiornamento e la modernizzazione di nuove, aiutate da tecnologie all’avanguardia come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico. Questo processo sembra però maggiormente indirizzato ad evitare i rischi che derivano dalla geopolitica, e quindi in funzione anticinese, promuovendo l’affidabilità.

Tuttavia, Capgemini identifica anche la sostenibilità come spinta molti governi e aziende, seppure insieme a questo aspetto emergano anche fattori quali il desiderio di aumentare la competitività, il cambiamento delle politiche commerciali dei governi, l’aumento del costo del lavoro e la necessità di ridurre le spese complessive della supply chain e della logistica. Tutte queste motivazioni sembrano anche quelle alla base della possibile decisione, per certi versi comprensibile alla luce delle direttive europee, della Germania di sospendere la direttiva. Ma sempre secondo Capgemini la maggioranza dei dirigenti è ottimista sul fatto che la reindustrializzazione aiuterà le loro organizzazioni a raggiungere gli obiettivi climatici, come la riduzione delle emissioni di gas serra e lo spostamento verso una produzione sostenibile.

Una leadership efficace…

Seppure nell’ambito di un commercio in ripresa, tra i principali rischi rilevati dagli esperti e dai professionisti delle risorse umane c’è la leadership inefficace a implementare una svolta culturale per quello che riguarda la sostenibilità della supply chain. Dopo la notizia dello stop della direttiva tedesca e i risultati non così positivi per il fronte promotore della sostenibilità ambientale non sembra godere di grande popolarità.

In un sondaggio condotto su oltre 1.000 professionisti delle risorse umane e del rischio negli Stati Uniti, circa il 35% degli intervistati ha dichiarato di essere preoccupato che una leadership inefficace porti a una cultura o a un ambiente di lavoro negativi, a dinamiche di squadra tese e alla sfiducia. Nell’ambito di un’efficace strategia per la forza lavoro, un focus basato sulle competenze può aiutare con l’acquisizione, la crescita e la fidelizzazione dei talenti.

…per un cambiamento sostanziale

Il momento attuale richiede quindi un cambiamento di prospettiva e invita anche il procurement a rivalutare il proprio ruolo nel far avanzare il business. Un approccio strategico, agile e innovativo porterà il procurement in armonia con gli obiettivi di innovazione e sostenibilità. Negli ultimi anni in tutto il mondo imprenditoriale è cresciuto l’apprezzamento per il potenziale strategico di questa funzione e anche in un rapporto condotto da SAP, citato da CPO Strategy, i ricercatori hanno scoperto che il 69,6% degli intervistati ritiene che le informazioni fornite dalla funzione procurement siano essenziali per implementare la strategia complessiva dell’organizzazione.

Tuttavia, nonostante il diffuso riconoscimento del procurement come funzione vitale per ridurre i rischi, tagliare i costi e promuovere la riforma Esg, c’è una mancanza di fiducia da parte della leadership organizzativa che necessita di maggiore proattività da parte dei leader della supply chain e del procurement che dovranno farsi sempre più megafoni di un cambiamento mai come oggi fondamentale.