Ora più che mai la supply chain deve essere trasparente e garantire che fornitori e partner siano affidabili e che rispettino gli obblighi contrattuali. La pandemia e il post-pandemia stanno mettendo a dura prova i business di tutto il mondo, che si trovano ora a pensare alle strategie più idonee per una catena di approvvigionamento più etica.

La blockchain per esempio in questa fase di post pandemia e di ripresa può certificare la supply chain, offrendo quell’affidabilità dei fornitori di cui le aziende in questo momento hanno realmente bisogno. Abbiamo già parlato dei vantaggi e di alcuni casi di applicazione della tecnologia a registri distribuiti che ora, nel contesto del coronavirus, torna a far parlar di sé come strumento tecnologico innovativo adatto per le esigenze attuali.

Supply chain con blockchain per il post-coronavirus

Accesso ai dati lungo tutta la catena e totale trasparenza sono solo alcuni dei primi vantaggi riscontrati dall’uso di tale innovazione. A questi si aggiungono la possibilità di monitorare il controllo di qualità, i parametri di riferimento dei fornitori e gli standard dei lavoratori, informazioni che in una situazione di crisi diventano vitali da conoscere se si vuole sopravvivere.

I rischi strettamente collegati al rallentamento o all’interruzione della catena di fornitura possono essere tantissimi, tra cui l’attuale pandemia virale da Covid-19, che ha evidenziato e messo in luce tutta la fragilità e la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento a livello internazionale. In questo contesto la problematica principale per gli acquirenti è la necessità di avere una maggiore tracciabilità del flusso e trasparenza con i loro fornitori.

La blockchain infatti aiuta a evidenziare quelle che possono essere le criticità interne alla supply chain prima che sia troppo tardi. La lenta ripresa che si sta registrando dell’economia cinese potrebbe far proseguire ancora per molto questa fase di shock da coronavirus, gravando sulle supply chain globali già in crisi. L mancanza di materiali e i blocchi della catena potrebbero anche prolungare la durata dell’epidemia stessa dal momento che i produttori si troverebbero nell’impossibilità di gestire correttamente gli ordini di DPI e medicinali.

Un esempio pratico di applicazione vincente di blockchain durante la pandemia è  relativo  alla disponibilità di dispositivi medici che permette di creare una traccia di controllo permanente lungo ogni step della catena e permette agli acquirenti di controllare la provenienza dei materiali stessi o gli ingredienti di determinati medicinali. Prevenire l’ingresso di prodotti difettosi e contraffatti nei mercati è un passo fondamentale per garantire una lotta efficace contro l’epidemia da Covid-19

Questi sono solo alcuni esempi, la blockchain non viene impiegata solo nell’ambito sanitario. Ad oggi infatti è estremamente utile anche per i consumatori  che vogliono affidarsi solo a marchi dalle pratiche etiche che possano dimostrare di applicarle. Un vantaggio non di poco conto per assicurarsi la ripresa.

La blockchain potrebbe significare per le aziende il ritorno alla competitività proprio perché il consumatore di fronte a una catena affidabile è in grado di conoscere tutto il processo e di scegliere quel marchio a discapito di un altro. Lavorare sulla propria comunicazione e sulla relazione con fornitori e consumatori può aiutare a ridurre le interruzioni della supply chain e una ripresa rapida anche dopo la crisi globale che stiamo vivendo. La blockchain non costituisce una garanzia assoluta, anche se quando vengono registrati i dati nella catena digitale, questi non sono più modificabili. Al tempo stesso è altrettanto importante e necessario fare attenzione alla fase di creazione e inserimento delle informazioni, in cui potrebbero verificarsi manovre poco trasparenti. Ciò nonostante rimane una delle soluzioni più promettenti per facilitare i dati da condividere, migliorare la conformità alle normative e aderire alle normative di serializzazione.

Per un settore moda più etico e sostenibile

Il mondo della moda è da sempre in discussione per quello che riguarda la sostenibilità, soprattutto nell’ambito fast fashion. La richiesta di una moda etica è sempre più alta e i consumatori sono sempre più esigenti riguardo a come i vestiti che acquistano e indossano sono prodotti, con quali tessuti, da chi e in quali condizioni di lavoro. La supply chain della moda è un viaggio che parte dall’ideazione fino al cliente e che ha come tappe fondamentali la provenienza dei materiali e come vengono sviluppati (tecniche di produzione e colorazione), fino alla creazione del prodotto di consumo che arriva nel negozio. La blockchain sembra anche in questo caso un’alternativa idonea per il tracciamento e la trasparenza di tutti i passaggi di questa supply chain, nello specifico per: la tracciabilità dei prodotti base utilizzati per i tessuti, il rispetto delle norme della sicurezza sul lavoro e il rispetto dei diritti umani.

La grande lacuna di tale tecnologia nel sistema moda però è relativa alla corrispondenza tra i certificati di vendita, le bolle di consegna e i documenti rappresentativi delle merci con i materiali e i prodotti sottostanti a tali certificazioni. Sicuramente le etichette intelligenti, tramite scansione, permettono di rilevare tutti i passaggi produttivi e possono di per sè contribuire alla traspearenza a cui si auspica per una supply chain più etica e sostenibile.