Un termine nuovo che si sente nominare spesso, il design thinking, ormai, è sulla bocca di tutti. Molte aziende infatti scelgono questo approccio per favorire l’innovazione e per utilizzare la tecnologia a favore del benessere del business. In sostanza, è un ripensare all’organizzazione dell’azienda dove al vertice si trovano le persone, i loro bisogni e problematiche. Partendo da questo punto, si sviluppano prodotti che rispondano alle loro esigenze. In questo modo il business ne trarrà dei vantaggi.
In questa nuova ottica diventa fondamentale il significato che si dà a un qualcosa, oltre a quello legato alla sua funzione primaria. L’oggetto in questione si deve caricare di un altro senso che rimanga impresso nella mente del cliente. Se in passato l’attività di design thinking era limitata al settore di ricerca e sviluppo all’interno delle aziende, ora, complice la digitalizzazione, la ricerca di un senso giunge in tutte le aree aziendali poiché tutte partecipano alla creazione del valore. Il design thinking può diventare per i manager uno strumento fondamentale non solo per l’innovazione ma anche per l’engagement dei propri lavoratori.
Le quattro tipologie di Design Thinking
Creative problem solving
Risolvere i problemi facendo leva sulla creatività partendo però dalla scoperta dei bisogni del mercato di riferimento. In Italia il Creative problem solving è il metodo più diffuso ed è stato usato per il 72% dei casi per creare nuovi prodotti, servizi e soluzioni esperienziali, per l’8,7% per cambiare i processi e cultura organizzativa, per il 18,6% per progetti di natura strategica. I tre domini che hanno generato maggior fatturato sono l’innovazione di servizio, l’innovazione di prodotto e il business model. Tra le competenze richieste per il Cps si contano la capacità di entrare nella vita degli utenti per raccogliere conoscenze di valore e la capacità di visualizzare soluzioni embrionali. Inserire il Cps all’interno delle aziende significa ripensare le professionalità con figure come User experience designer e service designer.
Sprint execution
Un approccio che parte da una costante raccolta di dati che descrivono come gli utenti stanno cambiando atteggiamento rispetto ai prodotti e servizi dell’azienda. L’adozione di questo approccio va per la maggiore nel digitale, con grande prevalenza nelle agenzie digitali e viene usato per rinnovare soluzioni esistenti nei domini del prodotto, dei servizi e dai progetti in area comunicazione, retail e experience.
Creative confidence e Innovation of meaning
Il creative confidence presuppone la capacità di offrire soluzioni piacevoli per il cliente finale e diventa modello di innovazione per trasformare culture, processi e strutture organizzative all’interno delle organizzazioni. Tra le competenze richieste figura la collective leadership, non solo per trasferire il pensiero ma anche per ingaggiare e farsi ingaggiare da idee proposte da altri.
L’innovation of meaning invece propone un’innovazione di significato e nuovi valori alle persone a cui vengono offerte le innovazioni. Non ambisce a risolvere problemi ma a disegnare futuri possibili, direzioni nuove diverse da quelle già richieste dal mercato. Si sfrutta generalmente per progetti radicalmente innovativi e tra le competenze richieste vi è la capacità di definire e ridefinire il problema per comprendere meglio le sfide.
Il rapporto con le tecnologie digitali
L’intelligenza artificiale, i big data, IoT, blockchain, solo per citarne alcune, sono estremamente utili anche nell’ambito del design thinking. Non solo perché quest’ultimo le sa valorizzare, pur mantenendo al centro le persone, ma per di più sa come esaltare gli elementi che hanno valore per l’utente. Come il design thinking aiuta la tecnologia:
- Può lavorare sulle evoluzioni delle azioni e delle abitudini dell’utente, notando quali controlli diventano standard.
- Può capire cosa esiste già, usarlo rinnovandolo con un equilibrio tra interfaccia nuova e vecchia. Non è sempre necessario inventare nuove tecnologie.
- Valorizzare l’esperienza dell’utente per esempio con nuove modalità di riconoscimento tramite beacon.
- Legare a un’azione più reazioni. Dall’inserimento di un impegno nel calendario, si attiva un reminder automatico, avvisi alle persone coinvolte ecc.
Progettare le relazioni tra le persone e creare valore attraverso le connessioni.
Come la tecnologia digitale può potenziare il design thinking:
- Empatia 2.0 aiuta a capire il potenziale utente, studiando i suoi dati e le sue tracce digitali lasciate online
- Creazione di sistemi che definiscono problemi e li risolvono con l’utilizzo di machine learning, chatbot, AI
- Esistono strumenti di supporto alla creatività digitale per fornire soluzioni futuristiche
- La realtà virtuale e aumentata permette di mostrare al cliente o all’utente finale la soluzione prima che venga progettata in dettaglio, per comprenderne il suo valore.
- Il crowd testing consente di effettuare test live della soluzione senza averla realizzata
DT e tecnologie digitali si supportano e si potenziano a vicenda: il primo aiuta a progettare meglio e a valorizzare le seconde ponendo al centro la persona. Le tecnologie digitali sono sempre più presenti nel processo di design thinking per renderlo più potente, più rapido.