“I problemi non possono essere risolti dallo stesso livello di conoscenza che li ha creati”.
A. Einstein, fisico teorico

“Sbagliate il cento per cento dei colpi che non tirate mai”.
W. Gretzky, campione di hockey

 

In una realtà aziendale sospesa tra innovazione e questioni etiche, Maria, Chief Procurement Officer, si trova ad affrontare una questione cruciale: il venir meno della fiducia verso un fornitore storico, indagato per violazioni ambientali e lavorative. Mentre la pressione cresce per garantire la continuità delle forniture di litio, Maria si confronta con la necessità di trovare alternative sostenibili e trasparenti, mentre la leadership aziendale preferisce mantenere lo status quo, rischiando la reputazione e la stabilità dell’azienda nel mercato delle tecnologie sostenibili.

Non il solito lunedì

Sono le 8.35 di un lunedì di novembre e nella periferia sud di Milano il cielo è plumbeo. Un palazzo razionalista di dieci piani si staglia come una torretta di guardia medievale su una città che si risveglia con laboriosità stacanovista. Nella sede principale della Green Tech Innovation (GTI) l’atmosfera è rarefatta e la nebbia – che qui chiamano scighéra – avvolge il finestrone dell’ultimo piano da cui una donna scruta l’orizzonte con sguardo inquieto. Maria è in ufficio da circa un’ora, arrivata prima del solito per sbrigare alcune pratiche urgenti nell’azienda in cui lavora da pochi mesi. È entusiasta del suo nuovo lavoro e da subito l’ha elettrizzata essere parte di una realtà dal forte potenziale innovativo, con la sostenibilità come missione principale (oltre, ovviamente, a quella del profitto). Di solito è di buon umore a inizio settimana, ma oggi sta aspettando una telefonata importante ed è animata da una strana sensazione, un presagio negativo che l’ha tenuta sveglia tutta la notte nonostante la sua indole per lo più calma e rilassata. Mentre i suoi occhi si poggiano sulle case grigie e sfuocate, con le tapparelle mezze abbassate a farle un sinistro occhiolino, arriva la telefonata tanto attesa. “Ma com’è possibile che siano indagati”, risponde Maria al suo interlocutore con incredulità. “Lavorate con questa azienda da dieci anni e mi avete assicurato che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Tu stesso me lo hai confermato venerdì dicendomi che questo incontro sarebbe stato una formalità. Non è possibile!”.

Dal deserto alle spiagge del Cile

La reazione di Maria deriva anche dal suo ruolo di forte responsabilità in azienda. Dopo aver lavorato per anni nel settore farmaceutico come senior buyer prima e category manager poi, da settembre ha assunto la carica di Chief Procurement Officer in questa azienda tecnologica dalla forte impronta strategica per il paese. GTI non è un’azienda come le altre, ma una multinazionale italiana dedicata allo sviluppo di batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici (EV) e, in misura minore, per applicazioni di sistemi di accumulo di energia all’avanguardia. In un mondo sempre più elettrificato, si prevede che le batterie agli ioni di litio svolgeranno un ruolo sempre più rilevante sia nel settore dello stoccaggio che in quello della mobilità[1]. In questo contesto, GTI svolge un ruolo strategico per l’Italia e, di conseguenza, Maria ha un ruolo prezioso per la sua azienda.

Dall’altro capo della cornetta, a dare la notizia che trasforma le sensazioni in presagi facendo perdere a Maria la sua proverbiale calma, c’è Carlo, responsabile della qualifica dei fornitori di GTI. Ciò che sta dicendo a Maria è che Lithium Power Ande (LPA), un’azienda fornitrice e partner di Green Tech da circa un decennio che opera nel processo upstream delle batterie, soprattutto nella raffinazione mineraria, è indagata per violazione di norme ambientali insieme a un’altra azienda attiva nell’estrazione con cui collabora operando nel ricco bacino minerario del Salar de Atacama in Cile. Oltre a problematiche legate all’impatto ambientale, LPA è accusata di permettere a un suo fornitore di utilizzare lavoratori minorenni nell’estrazione dei minerali. Pablo, il Ceo di LPA e amico di lunga data di Carlo, ha appena assicurato a quest’ultimo come le indagini siano solo una formalità. “Tranquillo, ce lo aspettavamo. Quest’indagine arriva a seguito di una denuncia fatta da uno dei nostri lavoratori, è solo una ritorsione per il suo licenziamento avvenuto per giusta causa”.

Green Tech acquista da LPA più del 50% delle materie prime necessarie per realizzare le batterie (non solo litio, ma anche manganese, nichel e grafite) che poi rivende alle aziende del settore automotive e alle società attive nel settore delle rinnovabili per lo stoccaggio di energia. Ecco il motivo che ha fatto perdere la calma a Maria. “Non c’è nulla di cui preoccuparsi, conosco Pablo dai tempi dell’università e so che ci si può fidare di lui. Mi ha assicurato che è tutto un fuoco di paglia Maria. Dammi del tempo per andare a fondo della questione prima di trarre conclusioni affrettate”, risponde Carlo cercando di tranquillizzare la collega, mentre fuma una sigaretta nel porto di Arica nel suo abito su misura poco dopo il colloquio con Pablo. Non è sicuro di ciò che dice, ma sembra al momento la migliore strategia per non agitare la collega e allarmare i piani alti. Dall’altro capo del telefono, Maria accetta di fidarsi, se non altro perché non vuole dare l’impressione a Carlo di nutrire dei sospetti rispetto alla sua serietà. “Va bene Carlo, tu aggiornami se ci sono novità. Io intanto capisco come possiamo muoverci per non farci trovare impreparati”. Quando termina la telefonata, la mano di Maria che tiene il cellulare scivola dall’orecchio e scende lungo i fianchi. La sua fronte si poggia sul vetro della finestra e lo sguardo si posa sul flusso di persone che scorre per la strada a decine di metri di distanza, dando forma a un’altra giornata di danze produttive che muovono il mercato. Pensa subito di dover trovare soluzioni alternative nel caso in cui le cose dovessero mettersi male. “Prevenire è meglio che curare”, pensa tra sé e sé.

Uno, dieci, cento problemi

In tutto il mondo, la parte upstream della catena di approvvigionamento delle batterie per veicoli elettrici (il cosiddetto mining) è sovente legata alle violazioni dei diritti umani, come l’uso del lavoro minorile e forzato[2]. Molte miniere non dispongono di misure di sicurezza di base per i lavoratori e l’estrazione spesso ha un costo ambientale. Le pratiche minerarie spesso causano l’esaurimento delle acque superficiali e sotterranee, la contaminazione del suolo, la perdita di biodiversità e altre conseguenze negative che possono durare per secoli sul territorio e sulle popolazioni che abitano queste aree[3]. A livello globale, le miniere scaricano ogni anno più di 200 milioni di tonnellate di rifiuti minerari direttamente in laghi, fiumi e oceani. L’estrazione mineraria richiede enormi quantità di acqua: per produrre una tonnellata di litio sono necessari più di 2,2 milioni di litri. Poiché l’estrazione mineraria avviene spesso in regioni aride e semi-aride, ciò può mettere seriamente a dura prova le riserve idriche locali per le comunità e gli ecosistemi. Inoltre, nonostante il contributo significativo delle donne all’estrazione mineraria, il loro lavoro è meno protetto di quello degli uomini. Un ultimo aspetto, che copre queste problematiche, riguarda la mancanza di trasparenza e di strumenti per monitorare le pratiche minerarie sulla governance. Spesso molte aziende si affidano alle rassicurazioni delle società, che si rivelano imprecise o incomplete, come potrebbe essere questo caso. Come scrive Euronews, in Sud America, enormi riserve di litio stanno consumando litri d’acqua causando importanti conflitti tra le popolazioni locali. Oggi, poche case automobilistiche e produttori di batterie sanno da dove provengono i minerali e come vengono estratti. Di conseguenza, le violazioni dei diritti umani e i danni ambientali spesso non vengono rilevati. Se le accuse a Lithium Power Ande e al suo fornitore dovessero essere confermate, questo potrebbe essere il caso di Green Tech. Una negligenza di Carlo, causata forse dal suo rapporto intimo con Pablo, che verrà probabilmente pagata da Maria.

Nell’eventualità di perdere questo storico partner, difficilmente sostituibile per la tecnologia con cui integra i processi legati al litio, le strategie da adottare possono essere molteplici ma non tutte efficaci. Cosa più importante, non tutte sono in grado di garantire la continuità delle forniture senza aumentare i costi in modo spropositato. Quando una delle tante aziende coinvolte nella catena di approvvigionamento delle batterie subisce un’interruzione, altre ne sono colpite. Se una (o più) di queste aziende subisce interruzioni, gli effetti sono maggiori. Ed è proprio questo il caso, seppure ancora la tempesta sia ipotetica e gli effetti contenuti. Il compito di Maria è quindi contenere il più possibile questi potenziali effetti a cascata: intanto di LPA su GTI, per evitare che ciò si tramuti in una crisi più ampia. In generale da questo terremoto i prezzi del litio potrebbero aumentare, causare colli di bottiglia e influire negativamente sul resto della catena di approvvigionamento delle batterie, ostacolando la decarbonizzazione dei trasporti.

Visioni alternative

Maria è sotto pressione per mantenere i costi bassi e garantire la continuità dell’approvvigionamento del litio. In più deve capire se effettivamente il loro fornitore rischierà e quanto, e di conseguenza parlarne con il Ceo per arrivare a una scelta ponderata ma efficace. Una soluzione di medio termine potrebbe essere la promozione di partnership con le istituzioni e tra queste e altri paesi dedicando maggiori risorse a questa produzione strategica nazionale. Sempre più spesso, le aziende, comprese le case automobilistiche, chiederanno di vedere informazioni verificabili che mostrino da dove provengono minerali critici come il nichel e il cobalto. Ad oggi, questi sistemi stanno iniziando a prendere forma, guidati da una manciata di aziende intraprendenti e startup tecnologiche. Insieme a una solida legislazione e regolamentazione nazionale, nonché a politiche armonizzate a livello internazionale che disciplinano le catene di approvvigionamento delle batterie per veicoli elettrici, gli impatti negativi potrebbero diminuire e in questo caso Green Tech potrebbe beneficiare di investimenti, con cui mitigare le possibili perdite e le interruzioni legate alla fine del rapporto con Lithium Power. La strada potrebbe essere la creazione di un ecosistema o l’integrazione verticale con la combinazione di sostegno governativo a livello nazionale e sovranazionale[4]. Un’alleanza per scalare la catena del valore, in modo tale che i benefici economici e i costi ambientali e sociali vengano mutualmente condivisi e mitigati.

A questa prospettiva si aggiunge l’opportunità di investire in ricerca e sviluppo per esplorare alternative al litio, più sostenibili dal punto di vista ambientale e potenzialmente meno costose in futuro. Questa direzione richiede tempo, risorse finanziarie e non offre certezze immediate sulla disponibilità o sulla competitività di queste nuove soluzioni. Tuttavia, Karen, la responsabile R&D di Green Tech, è ottimista anche rispetto all’attenzione dell’Unione europea sul tema e le prospettive di investimenti nazionali verso un potenziale reshoring per i settori strategici. Dopo aver saputo di quanto accaduto, Karen si accorda con Maria per incontrarsi in pausa pranzo e parlare delle possibili strade da percorrere. “Ci sono diverse alternative al litio. Alcune di queste includono le batterie al nichel-metallo-idruro utilizzate in passato in alcuni veicoli elettrici e dispositivi portatili. Ma hanno una capacità energetica inferiore e possono presentare problemi di efficienza”, dice Karen a Maria. “Ma possiamo lavorare anche su prototipi di batterie agli ioni di sodio. Queste hanno una densità energetica più bassa e possono immagazzinare meno energia per unità di volume o peso rispetto a quelle agli ioni di litio, però hanno durata maggiore. A mio parere al momento sono una delle soluzioni più promettenti, perché quelle che usano vanadio – elemento abbondante e riciclabile – e quelle che usano grafene, necessitano di un budget più alto per la ricerca”. Certo, pensa Maria, sviluppare batterie all’avanguardia puntando su vanadio o grafene potrebbe essere una scommessa vincente. Ma i rischi sono notevoli.

Passaporti per oggetti

Poiché le aziende che partecipano alla parte intermedia della catena di approvvigionamento delle batterie per veicoli elettrici sono quelle che interagiscono più direttamente con gli attori a monte, sono essenziali per migliorare la tracciabilità. I consumatori e le case automobilistiche sono sempre più preoccupati per il modo in cui vengono estratti i materiali che entrano nelle batterie dei veicoli elettrici e a prescindere da come andrà il caso di Lithium Power, un elemento emerso è la necessità di una trasparenza e di una due diligence migliore. Vagliata la possibilità di sviluppare alternative insieme all’R&D a cui dovrà aggiungersi la ricerca di fornitori alternativi, Maria vorrebbe delucidazioni in merito a possibili strade per ottenere certificazioni efficaci per prevenire situazioni analoghe. Dopo il pranzo con Karen, chiama di nuovo Carlo per discutere su questo punto. “Per le batterie esistono dei passaporti che possono aiutare i produttori a certificare l’origine dei minerali e a verificare che queste fonti seguano pratiche etiche riconosciute a livello globale”, le risponde Carlo, un po’ seccato per la domanda che sembra mettere in discussione il suo lavoro. “Questi servono per tenere traccia di dove e come vengono acquistati i minerali e possono contribuire a migliorare la trasparenza della supply chain. Funzionano come un gemello digitale della batteria, che la segue fisicamente dall’estrazione dei minerali al posizionamento nel veicolo. Certo, hanno un costo non indifferente”.

I costi dell’inazione

La sfida di Maria è legata a trovare un equilibrio tra la sostenibilità a lungo termine, l’etica aziendale e la redditività immediata, considerando il potenziale impatto sulle operazioni e la competitività dell’azienda nel mercato delle tecnologie sostenibili. Tutte le alternative presentano opportunità e rischi da bilanciare, tra cui la densità energetica, i costi di produzione, la maturità tecnologica, i processi e la scalabilità. L’adozione di materie prime diverse dal litio richiede una combinazione di tecnologie e ricerca; il lavoro sulle partnership richiede un cambio di mentalità in senso cooperativo più che competitivo. Se i rischi in questo caso potrebbero diminuire, insieme ad essi potrebbe diminuire anche il margine.

Discutendo di queste opzioni con Giovanni, Chief Financial Officer di Green Tech, il giorno dopo la notizia, Maria non vede la propensione del collega a valutare strade diverse. “A mio parere stiamo correndo troppo. Impiegare risorse nell’R&D o in partnership onerose quando abbiamo un fornitore che ci garantisce di essere leader nel mercato europeo mi sembra controproducente”. Dello stesso parere è anche la Ceo, Carolina, con cui Maria ha un colloquio il venerdì. “Apprezzo la tua intraprendenza nella ricerca di soluzioni alternative. Ma ho parlato con Carlo e Giovanni ieri e mi sembra che al momento la cosa migliore che possiamo fare sia fidarci di un partner che ci ha dato tanto e che siamo convinti sia stato corretto. Inoltre, stiamo per chiudere l’anno e vorremmo farlo nel migliore dei modi, senza stravolgere nulla rispetto ai piani. Cerchiamo di avere più fiducia”.

Tornata nel suo ufficio Maria siede alla scrivania e davanti al computer pensa alla settimana appena trascorsa. Un cielo crepuscolare avvolge le preoccupazioni che non l’hanno fatta dormire nella notte di domenica e hanno preso forma, diventando reali, nel corso della settimana, alimentate giorno dopo giorno da una vana ricerca di risposte. Dentro di sé teme quello che potrebbe essere un terremoto, della sua carriera e dell’azienda, perché anche se sarà un nulla di fatto, il rischio è che gruppi ambientalisti e attivisti minino la reputazione di Green Tech o che il settore venga screditato da politici. Ciò di cui i colleghi non sembrano preoccuparsi è che la notizia di questa indagine, seppure non sia nulla di definitivo e ancora non sia di dominio pubblico, avrà una portata maggiore di qualsiasi eventuale sentenza di assoluzione. L’unica che ha avuto un approccio di ascolto nei suoi confronti è Karen, la responsabile dell’R&D, ma senza il supporto di altre funzioni la strategia sarà probabilmente il business as usual, nell’attesa che qualcosa si muova o che tutto resti com’è, con il rischio di perdere importanti clienti.

 

Rispondi nei commenti a una o più delle seguenti domande:

  • Alla luce di questo caso presentato, oltre ad attendere novità dal fornitore, alla possibilità di lavorare con l’R&D e spingere per una migliore qualifica dei fornitori, come può Maria mantenere buone relazioni con clienti, colleghi ed essere preparata in caso di interruzioni delle forniture?

  • Quale tecnologia pensi che possa essere la più adatta per gestire le qualifiche in un caso come questo?

  • Pensi che stia sbagliando Maria nel modo di porsi ai colleghi o la maggior parte dei colleghi sbaglia a non ascoltarla?

  • Ritrovi qualche similitudine nel racconto rispetto a situazioni che hai vissuto?

  • Pensi che un’eventuale condanna della società indagata potrà minare la carriera di Maria? E quella di Carlo?

  • Cosa ti aspetteresti dal Cfo e dal Ceo in questo caso?

  • Rispetto alle partnership, sarebbe un rischio o un’opportunità mettersi a sistema?

 

[1] Oltre al litio, queste batterie utilizzano altri quattro minerali critici: nichel, cobalto, manganese e grafite. L’elemento metallico più leggero, il litio, è un fattore chiave per la transizione energetica in corso.

[2] Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, più di un milione di bambini sono impegnati nel lavoro minorile nelle miniere e nelle cave; molti ricevono una paga minima o nulla: una forma di schiavitù moderna.

[3] Spesso i rifiuti vengono contenuti in grandi bacini di acque di scarto per cui vengono costruite dighe. Se queste dighe crollano, possono causare frane mortali che distruggono i terreni agricoli e le città vicine. I crolli possono anche inquinare i corpi idrici da cui le comunità locali fanno affidamento per il cibo, l’agricoltura e il reddito. Dal 1915, in tutto il mondo sono stati registrati più di 250 cedimenti di dighe di decantazione, che hanno ucciso 2.650 persone. Nel 2019, il cedimento di una singola diga in una miniera in Brasile è costato la vita a 270 persone. La trivellazione e lo scavo possono contaminare le acque superficiali e le riserve idriche sotterranee.

[4] L’estrazione e la raffinazione dei metalli chiave per le batterie sono altamente concentrate in pochi paesi, elemento che aumenta i potenziali rischi geopolitici. Il 70% del litio globale viene estratto in Australia e Cile e il 60% del litio estratto viene poi raffinato in Cina. Nell’ambito del piano industriale del Green Deal l’Ue ha accelerato i permessi per i progetti di minerali critici e sta offrendo sovvenzioni. Il progetto Gigabat, che mira ad espandere la capacità di produzione di batterie agli ioni di litio in Europa da 60 GWh a 900 GWh entro la fine del 2026, è iniziato a luglio. Sosterrà l’obiettivo dell’UE nell’ambito del Net Zero Act di espandere la capacità produttiva della regione per le tecnologie strategiche a zero emissioni nette ad almeno il 40% della sua domanda annuale entro il 2030.